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Crollo Bitcoin e criptovalute

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di criptovalute utilizzate come strumento di pagamento per gli acquisti quotidiani. Alcuni consumatori, temerari nell’affrontare un campo poco conosciuto, si sono avventurati nell’acquisto di beni di valore intrinseco rilevante, come automobili o immobili, utilizzando i Bitcoin come pagamento.

I primi utilizzatori e trader di criptovalute hanno creato copiose ricchezze, innovando un mercato dal passato tradizionalista e statico.

Non è la prima volta però che le crypto bruciano i guadagni di un intero periodo; infatti, dall’inizio dell’anno questo mercato risulta altamente volatile. Bitcoin è crollato da 69.000 dollari a meno di 27.000 dollari e a trainare il ribasso è stata la caduta verticale delle stablecoin. Queste ultime, che si propongono come mezzo di scambio più affidabile, sono tipicamente agganciate a un bene stabile come il dollaro statunitense, e per questo vengono utilizzate da molti trader per acquistare altre criptovalute.

Bitcoin è per la prima volta nella storia un bene digitale trasferibile ma non duplicabile, quindi scarso. Questa sua scarsità rimanda a quella dell’oro fisico: se si riflette sul ruolo dell’oro nella storia della moneta e della finanza, diventa evidente quando dirompente possa essere un oro digitale nel futuro della moneta e della finanza. Tuttavia il procedimento è complesso. L’accettazione del Bitcoin è ovviamente un processo controverso e questo si evidenzia nella volatilità del prezzo, anch’essa accentuata dai numerosi investitori che lo considerano invece un investimento speculativo di breve termine.

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Ad oggi il Bitcoin è crollato dai 69.000 dollari a meno di 27.000 dollari, tuttavia gli analisti e gli operatori in Borsa la definiscono una fase da “niente panico”. Anche l’avvento degli NFT ha provocato un boom e ha accompagnato il rialzo nell’ultimo anno.

I Bitcoin svolgono un ruolo ancora sottovalutato. Ne abbiamo toccato con mano l’utilità e anche la resilienza proprio nel corso di questi tre mesi di guerra in Ucraina. Infatti il mondo delle criptovalute ha generosamente sostenuto le donazioni che hanno permesso di far arrivare i soldi nel Paese, mentre la moneta locale crollava. Inoltre, Ukranian DAO (un’iniziativa di raccolta fondi crypto atta a sostenere i cittadini ucraini) ha assicurato, in maniera equa e trasparente, che i soldi giungessero con certezza dove dovevano finire, a differenza di altre donazioni che si sarebbero potute disperdere, perché solo le grandi organizzazioni sanno essere affidabili e possiedono le capacità di portare aiuti e i fondi in maniera mirata.

Le monete virtuali rimangono comunque degli investimenti ad altissimo rischio, sono fortemente volatili, dunque non adatte ai piccoli risparmiatori che in genere non amano speculare sull’ottovolante. A inizio febbraio, quando Tesla di Elon Mask ha investito 1,5 miliardi di dollari in crypto, ha di fatto aperto le porte all’accettazione della criptovaluta come strumento di pagamento. In quelle ore il valore del Bitcoin ha superato quota 38.000 euro.

Nei primi giorni dell’invasione russa, i russi cambiavano i rubli in crypto, tanto che i Bitcoin sono saliti a 60.000 dollari, trasformandoli così in una sorta di bene di rifugio. In questo scorcio del 2022, il Presidente degli Stati Uniti ha emanato un ordine esecutivo chiedendo una maggiore regolamentazione riguardo alle criptovalute, ma senza strette precise.

Questo crollo dei Bitcoin, quindi, ci insegna che serve una regolamentazione che tuteli i detentori di crypto da questo tipo di eventi; che conviene ascoltare chi lascia segnali di allarme, piuttosto che ignorarli, e che il mondo delle criptovalute è ancora sottovalutato.

 

 

 

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